martedì 6 settembre 2011

Attraversare il Mekong.

Ieri pomeriggio sono stata poco bene, nausea e un forte mal di testa.
Avevo il pomeriggio libero ed ero andata in centro a far compere, in preda al malessere mi sentivo a disagio, fuori luogo, obsoleta, vecchia ma poi, ha iniziato a piovere, inaspettatamente, e io non avevo l'ombrello.
Ero entrata in libreria ma era caldissimo e io ero troppo vestita, mi sono apprestata ad uscire e c'era questo meraviglioso temporale e in un attimo, tutto è cambiato.

Ero Marguerite Duras e, nel rigoglio dei miei quindici anni e mezzo, attraversavo il fiume Mekong!


 Dunque, ho quindici anni e mezzo.
 Un traghetto attraversa il Mekong.
 L'immagine dura per tutto l'attraversamento del fiume.

In vita mia ho attraversato quattro volte il fiume Mekong credo, e ogni volta è stata un'emozione, non potevo non pensare a lei.

 Quindici anni e mezzo. L'attraversamento del fiume. Tornando verso Saigon, capisco cosa sia un viaggio, sopratutto al momento di prendere l'autobus.

Non ho mai visto Saigon e il Vietnam, mi piacerebbe andarci un giorno.

 Ho un vestito di seta naturale, lisa, quasi trasparente, prima era di mia madre, un giorno ha smesso di portarlo perché le sembrava troppo chiaro, e me lo ha regalato.E' un vestito senza maniche, molto scollato, di quel color bistro che prende la seta naturale usata. Ricordo quel vestito. Trovo che mi sta bene. Mi sono messa una cintura di cuoio in vita, forse una cintura dei mie fratelli. (...) Porto scarpe di lamé per andare al liceo, vado al liceo con scarpe da sera decorate con un motivo di strass. Sono io che lo voglio. Mi accetto solo con quel paio di scarpe e anche ora voglio vedermi così, sono le prime scarpe con il tacco della mia vita, sono belle, hanno eclissato tutte quelle che le hanno precedute, scarpe per correre e per giocare, basse, di tela bianca.

Bellissimo il film, di Jean-Jacques Annaud ma i libri, sono un altro mondo, come sempre e, in questo caso, sono due: L'amante e L'amante della Cina del nord, scritto diversi anni dopo, bellissimi entrambi. Libri che hanno irrevocabilmente segnato la mia vita e la mia fantasia.  Irrevocabilmente.

 Ma quel giorno non sono le scarpe la nota insolita, inaudita nell'abbigliamento della ragazza. Quel giorno porta in testa un cappello da uomo con la tesa piatta, un feltro morbido color rosa, con un largo nastro nero.
 A creare l'ambiguità dell'immagine è quel cappello. (...) Ecco come deve esser successo: mi sono provata quel cappello, tanto per ridere, mi sono guardata nello specchio del negozio e ho visto, sotto il cappello maschile, la magrezza ingrata della mia persona, difetto dell'età, diventare un'altra cosa. Ha smesso di essere un dato grossolano e fatale della natura. E' diventato l'opposto, una scelta che contrastava la natura, una scelta dello spirito. Improvvisamente è diventata una cosa voluta. Mi vedo un'altra, dal di fuori, a disposizione di tutti, di tutti gli sguardi, immessa nella circolazione delle città, delle strade, del piacere. Prendo il cappello, me lo metterò sempre, ormai posseggo un cappello che, da solo, mi trasforma tutta, non lo abbandono più.

Ecco, ieri avevo indosso la mia giacca magica e la mia borsa delle meraviglie. Oggetti insoliti, non esattamente alla moda, non assomigliavo a nessuna delle donne che ho incontrato, ma mi sono sentita speciale grazie a quei capi che da soli hanno trasformato la mia realtà e la mia giornata.

La pioggia me l'ha ricordato.


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